Concepire inferni e paradisi
vuol dire
rendersene prigionieri
Così pensavo, forse
era ieri,
in mente la ruga dei
tuoi sorrisi
no, non sei tu
dannazione o salvezza
e la tua essenza
balena e dispare
sughero lieve nelle
increspature
dell’onda che si
rovescia in carezza
per quanto invariata sta al limitare
tra è stato e sarà,
tra tempo e nulla
dove l’orizzonte è
una chiusa nera
le stelle là sopra
restano a galla
sei tu il diaframma
tra nube e cielo
tra neve e ghiaccio, tra sposa e velo.