lunedì 26 maggio 2014

Che sarà mai l'amor?









Che cos’è l’amor, Signora bella?
Potrei dir che è un volo di farfalla
Che ove si posa i cuori sposa a coppie
Rendendoli per sempre anime doppie
Direi che è un bacio lieve come seta
Che ammolla i sensi e li trasforma in creta
Poi li plasma fino a farli palpitare
Stretti in un pugno come un solo cuore.
Ma la parola offusca e spesso bara
Ti spiegherò cos’è, Signora cara:
quell’amor che tutti hanno in bocca
e sputano sentenze fino a che non secca.

Ecco cos’è l’amor, Signora bella:
Vantaggio evolutivo che un figlio scodella
Dopo l'accoppiamento ostaggio del ricatto
Che due gameti fusi per un pegno d’affetto
Nobilitino cure insonnie e nutrimento
Nell’idea che sotto sotto si dia del sentimento
Così la scimmia nuda frutto dell’inganno
Potrà sopravvivere meglio qualche anno
E sarà a sua volta dubbioso procreatore
Che si consolerà nell'amor di genitore.

L’amor non è, bella Signora
                                                   e proprio per quello
Facciam l’amore ora,
                                    ma con il Settebello ©.

Seppellitemi in un giardino





Seppellitemi in un giardino
che voglio ascoltare il vostro passo fioco
scricchiolare sopra il ghiaino
e i bambini litigare in gioco

voglio che il vento mi soffi in faccia
i densi vapori dalla cucina
voglio gli odori, e ogni altra traccia
di questa morte che sento vicina

non preoccupatevi del maleodore
mi sfinirò presto, sarò terra molle
accenderò di notte il fatuo bagliore
che certa la mano guidi al chiavistello

su di me raspi il gatto se ne ha bisogno
che non è ingiuria, ma un complimento
mi scavi la vanga e non abbia ritegno
rivolti il mio corpo, ne cresca altri cento

la pioggia che cade dalla grondaia
deterga il mio viso come fosse mattino
perché sia piena la morte, e tale non paia
seppellitemi in un giardino.

Seppellitemi, ma con cautela
e non per rispetto a un corpo oramai inerte
accertatevi a scanso di lamentela
che queste membra siano proprio morte.

mercoledì 7 maggio 2014

Primum Vivere










Il vecchio prova un senso d’incredulità
Nel computo compulsivo dell’età
Non sa più se visse, comunque è vissuto
Tutto il suo ricordo non riempie un minuto
Scomparsi coetanei, amori, fratelli
Udito e sogni, pulsioni e capelli
Certo sopravvisse, e se non è tanto
È l’unica cosa di cui menar vanto.


lunedì 5 maggio 2014

L'utilitarismo un tanto al chilo







Dalla sommatoria delle pene e dei tormenti
prova un po’ a sottrarre le gioie e i godimenti
moltiplica per la massa degli esseri senzienti
dividi poi per le ore o meglio ancor per i momenti
vissuti alternando nutrizioni ed escrementi.

E otterrai uno spasmo di afflizione universale
assaporando l’utile e soppesando il male
possibilmente solo in un letto d’ospedale
poiché nell’isolata percezione del dolore
ciascuno infine conta, ma solo mentre muore.