mercoledì 20 novembre 2013

La vita in tredici quartine


Impasto malcreato
Di ceneri e fanghiglia
Ecco l'ultimo nato
Dell’umana famiglia

Più che a una scimmia nuda
Somiglia a un gamberetto
O a carne ancora cruda
Ma già in cerca d’affetto

In grembo accoccolato
Nel tepore materno
Non sa che quel minuto
Rimpiangerà in eterno

Vitto entra da un buco
Dall'altro ne esce merda
Se ne introduci poco
Fa un chiasso che t’assorda

Brama puppe e carezze
Ogni attimo cosciente
Poi quando sono vizze
Succhia e non ne esce niente

Prima che se n'accorga
E’ già adolescente
E l’organismo spurga
Un alito fetente

Sudore, peli, puzzo
Addio all’innocenza
Se è maschio ritto il cazzo
Se è femmina fa senza

Ma come ricompensa
Il sangue dalla fregna
Se il mestruo vi s’addensa
Almeno non è pregna

E poi neanche il tempo
D'abituarsi al nulla
S'avverte senza scampo
La carne già si frolla

Temendo l’estinzione
Lo coglie un’urgenza
E una fecondazione
Gli allunga la scadenza

Il goffo rituale
D’atto eiaculatore
Per quanto sia bestiale
Lo chiama far l’amore

Almeno quell’inganno
Che brilli una scintilla
L’aiuta a prender sonno
Come una camomilla

Peccato che il bagliore
Che illumina il creato
Non sia fiamma d’amore
Ma peto incendiato.