domenica 5 maggio 2024

Principio e fine della rana bollita

 

Una rana nuota a rana

proprio dentro un pentolone

e già pare cosa strana

la bislacca intromissione

 

quella pozza d’acqua ferma

forse la scambiò per stagno

senza attendere conferma

si tuffò per fare un bagno

 

all’inizio fresca e pura

dopo un po’ s’è intiepidita

ma si sa che niente dura

immutato nella vita

 

così quella rana inerme

in principio s’è goduta

come se fosse alle  terme

la calura sconosciuta

 

ma una fiamma traditrice

sottostante va avvampando

poco a poco tutto cuoce

lesserebbe pure il mondo

 

e la rana nuotatrice

passo passo s’è infiacchita

forse in fondo le si addice

il destino di bollita

 

però a interpretare meglio

questa trama un po’ malsana

nella pentola per sbaglio

nuota pure un’altra rana

 

niente in coppia le spaventa

tanto meno quel bollore

mentre tutto s’arroventa

loro due fanno l’amore.


lunedì 29 aprile 2024

Il cucù del cuculo


Dentro il cuculo ticchetta

un tirannico orologio

fin da quando nacque detta

il suo moto lesto o mogio

 

questa goccia nella notte

batte secca e intermittente

nel beccarlo lo connette

all'esistere cosciente

 

ogni istante che capisce

prende aspetto curvo o dritto

è compresso o si sgranchisce

frena o cade a capofitto


si fa ora, mese, anno

poi tracolla in un secondo

reso eterno nell’inganno

consegnato allo sprofondo 

 

non s’accorda alle stagioni

quel suo spasimo indolore

tra le tante indecisioni

scocca a ogni batticuore

 

e il cucù che l'accompagna

s'incasella nel pensiero

tempo esatto in cui ristagna

un ricordo passeggero.


domenica 31 marzo 2024

L’ultimo canto del capodoglio


Il più vecchio capodoglio

tiene caro ogni ricordo

quasi fosse uno scandaglio

nell’oceano scuro e sordo

 

tutto ciò che ha conosciuto

pare un’eco dissonante

gli rammenta che ha vissuto

pure se non servì a niente

 

nel pulviscolo insoluto

che diviene sedimento

riconosce il senso muto

del suo stesso compimento

 

carne viva che pulsava

ora è inerte posatura

minutaglia alla deriva

resta solo una mistura

 

le cui sghembe vibrazioni

come un alfabeto morse

di tormenti e di pulsioni

sono onde già trascorse

 

dentro al brodo primordiale

ogni suono s’è acchetato

solo sale dal fondale

una bolla con un peto

 

il più vecchio capodoglio

sa l'abisso che l’aspetta

il suo canto di cordoglio

reca quella nota schietta.


sabato 24 febbraio 2024

Caro acaro


Quando l’acaro s’accasa

come trita minutaglia

ogni cosa ne è pervasa

sembra un campo di battaglia

 

nel suo abbraccio con il mondo

adagiandosi a tappeto

sente l’animo errabondo

finalmente farsi cheto

 

tutto è pace, tutto tace

mentre giace fermo e fiacco

nulla gli pare più audace

del suo vivere vigliacco

 

niente sfide, nessun danno

ma un suo esistere discreto

mai patemi, né un affanno

e silenzia pure il peto

 

quando infine si degrada

in pulviscolo incosciente

sembra quasi se la goda

nel non essere più niente.


lunedì 12 febbraio 2024

Il tarlo del tarlo


Proprio il tarlo, in quanto tarlo,

con la mente si lambicca

sente il tempo confinarlo

dentro il legno che lui intacca


da quel buco s’arrovella

sui confini del creato

e il pensiero lo sobilla

sconcertante e inusitato


ma lo scavo inconcludente

non conosce via di sbocco

nel suo vano costringente

s’è recluso in un arrocco


non sfarfalla, non si libra 

non ammette sentimento

non incontra altro che fibra

convertita in escremento


quel che rode prima sugge

poi lo ingolla e infine caca

nulla crea, nulla distrugge

però tutto fa cloaca


anche il vivere del tarlo

come ogni altro non dura

resta solo, a ben guardarlo,

polvere di segatura.



giovedì 25 gennaio 2024

La misantropa locusta


La misantropa locusta

sopraffatta dalla massa

col pensiero s’ammatassa

quel contesto la disgusta


nella foga migratoria

ogni altra consorella

indistinta s’affastella

pur restando solitaria


l’ombra densa dello sciame

si proietta sul raccolto

ma ciascuna è senza volto

triturando quel fogliame


tutto ciò che prende vita

reca il male che la guasta

oltre il campo che devasta

sente in sé quel saprofita


ogni slancio esistenziale

l'assomiglia a una piaga

la locusta mangia e caga

ed è tutto quel che vale.




domenica 14 gennaio 2024

Disparve lo sparviero


Chissà se lo sparviero

quand’era ancora uovo

sentiva in sé il mistero

del suo vivere ignavo

 

implume la creatura

sguazzava in quell’albume

trovandovi ogni cura

immune dalla  fame

 

ma il guscio protettivo

d’un tratto s’è sfaldato

e quel rapace schivo

si ritrovò inglobato

 

nello spazio infinito

privo d’orientamento

sentendosi sdrucito

e sempre controvento

 

precario agglomerato

nel cosmo ortogonale

capì d’essere nato

cadendo già a spirale

 

visse così per caso

appeso all’impennata

d’un tempo vorticoso

nel volo giù in picchiata

 

il resto fu un farfuglio

che aleggia un po’ per l’aria

come una nuvolaglia

non vale la memoria.