lunedì 16 ottobre 2023

Vive il verme solitario

lungo verme 
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.


Ernesto Ragazzoni. Elegia del verme solitario



Vive il verme solitario

segregato suo malgrado

dentro un cupo reliquiario

dove s’installò di frodo

 

in quel cieco isolamento

non comprende il suo destino

non sa che il suo firmamento

è una curva d’intestino

 

delle tinte della vita

non ha alcuna cognizione

tutto sembra una colata

tanti toni di marrone

 

la natura l’ha recluso

in quell’antro ignominioso

perlomeno volle il caso

gli fu risparmiato un naso

 

se di sé avesse coscienza

si saprebbe imprigionato

sentirebbe un'impellenza

fuggirebbe a perdifiato

 

a cercarsi una compagna

amicizie o vicinanza

assaggiare una lasagna

odorare una fragranza

 

a tuffarsi e poi nuotare

con movenze serpentine

e incocciare in un amore

per patirne poi la fine

 

ma quel suo trasognamento

non incontra via d’uscita

ogni senso di scontento

pari a lui è parassita

 

così il verme solitario

non ha fede in alcun varco

nel suo tempo carcerario

tutto scorre, però è sterco

 

chissà se dal suo sprofondo

sortirà, come rinato

morirà vedendo il mondo

saprà d’essere cacato.