Chissà se lo sparviero
quand’era ancora uovo
sentiva in sé il mistero
del suo vivere ignavo
implume la creatura
sguazzava in quell’albume
trovandovi ogni cura
immune dalla fame
ma il guscio protettivo
d’un tratto s’è sfaldato
e quel rapace schivo
si ritrovò inglobato
nello spazio infinito
privo d’orientamento
sentendosi sdrucito
e sempre controvento
precario agglomerato
nel cosmo ortogonale
capì d’essere nato
cadendo già a spirale
visse così per caso
appeso all’impennata
d’un tempo vorticoso
nel volo giù in picchiata
il resto fu un farfuglio
che aleggia un po’ per l’aria
come una nuvolaglia
non vale la memoria.
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