Storto intervallo tra nulla e nulla
scordato il vuoto
che fu incubatrice
vivere svaga e la
fine ci culla
senti la notte che
ti benedice
altrove eravamo e
altrove saremo
sciolto il raggiro
d’un tempo che noi
attraversiamo come atto blasfemo
sacrificato
all’attesa d’un poi
convergono allora
genesi e morte
stesse avvisaglie,
passato incipiente
fibrillazioni d’una
massa inerte
che non s’avvezza
alla forma del niente
nell’ideazione il
disfacimento
ecco, chiudi gli
occhi. Già il mondo è spento.
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