Quegli uomini portavano un distintivo luccicante
che spesso esibivano al posto delle loro facce
all'inizio sembrava non significare niente
simile all'iscrizione al club delle bocce.
Lo esibivano all'occhiello nelle loro televisioni
come una stella sul cuore sberluccicava in diretta
e si commuovevano davvero i molti coglioni
che ne avevano acquistato similcopia con la loro paghetta.
Accompagnarsi con pornostar era poi di rigore
e in alternativa c'era sempre l'attricetta fallita.
Le prime ricambiavano simulando nell'amore,
le altre, poverelle, s'immolavano per tutta la vita.
Conquistarono il paese di domenica, se non erro,
e fu un giorno memorabile anche per chi non c'era:
chi non ricorda i gioiosi boati delle mine anticarro,
i festoni dei reticolati, il Presentatore severo
che condusse dal vivo l'interminabile trasmissione
con i commenti a caldo dei risultati elettorali
concedendo alla neonata e già morta opposizione
l'onore d'una delle sue celebri intemperanze verbali.
E cominciarono presto le purghe a base di glicerina,
che chiunque abbia subito di certo non scorda
perché non erano gli oppositori a prendere la medicina
ma i vincenti, che li inondavano poi della loro merda.
Quello di nemico del resto è un concetto relativo
poiché lo si applica soltanto a chi è ancora vivo,
però in definitiva l'esistere, in queste evenienze,
è essenzialmente una questione di audience.
Dicono che il potere corrompe, ma non è il loro caso:
loro erano già corrotti, e se si soffiavano il naso
era per indicare che la mazzetta sembrava carente:
pare che un fazzoletto di seta fosse il loro contante.
Per esistere ai loro occhi c'era infatti da pagare un prezzo
comodamente rateizzabile nell'arco dell'intera esistenza
ma erano così generosi che quelli privi di ogni mezzo
potevano saldare il conto con la propria coscienza.
Tutti sovrastava l'effige del Grande Padrone Sorridente,
che tutti benevoleva ed era sempre presente
per consolarti ad ogni ora del giorno e della notte
come uno che ti vuol tanto bene, e per questo ti fotte.
Lui voleva bene anche a prozie suore, a mammetta e cugine,
alle amanti a dozzine, mogli, figlie, nuore e nipotine,
ma le sue non gli bastavano, e volle quelle altrui in affitto,
dimostrando che dai soldi può fiorire vero affetto.
Con le domestiche e i servitori ospiti nelle sue ville coloniali
era così democratico che a Natale accettava i loro regali,
però era lui che li sceglieva e pagava non badando alla spesa,
tutto potendo comprare, anche la propria sorpresa.
Il Grande Padrone era abile persino nell'arte della barzelletta,
abbronzato come un lupo di mare perennemente in vedetta.
Gli altri lupi del branco erano un po' meno ricchi, spiritosi e colorati:
proprio per questo lui li aveva nutriti, accoppiati e selezionati.
Dicono che tra di loro scherzassero come in una caserma
e di certo la caserma era per loro un vero modello:
ciascun sottoposto ebbe l’obbligo di restare in forma
correndo dietro al Padrone e praticando libertà d’uccello.
Libertà da tutto e da tutti era in effetti il loro motto
che applicavano persino negli infimi particolari:
praticavano libertà d'intestino così come di rutto
e predicavano a favore di molte libertà grammaticali.
E nel paese ciascuno divenne libero come mai prima:
persino il barbiere ebbe completa libertà di schiuma
ma a chi dissentiva si riconobbe piena libertà di parola
nel senso che poteva pronunciarne una, e una sola.
Per un provvedimento del Ministero dell'Oblio
a una sola libertà si dovette però rinunciare:
quella di ricordare il passato e di bestemmiare Dio
(si poteva con la Madonna, ma senza esagerare).
E alla fine per tutti fu obbligatorio portare un distintivo,
che dava diritto a sconti su diversi tipi di detersivo,
ma per alcuni era diverso, di un'altra forma e colore:
come un codice a barre, indicava il tuo valore.
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