sabato 23 febbraio 2008

Il lamento del depravato



E così mi stai per lasciare.
Stai aspettando un altro: non è vero, amore?
Ma forse so dove ho sbagliato:
mi son lasciato andare, ho esagerato.

Scusami se ti ho reso storpia così
con le tenaglie, negandoti ogni cura medica,
ma se era bello bere da una scarpa la tua pipì
ancor più eccitante da una calzatura ortopedica.

Perdonami se t'ho seviziata col clistere
lo feci più per la tua stipsi che per mio piacere.

E se godevo a infilzarti le chiappe, sta' pur sicura
che seguivo i dettami dell'agopuntura.

L'accoppiamento col dobermann poi non s'è consumato
e quando lui t'ha morso, io l'ho sgridato.

E in fondo non t'ho mai posseduta contronatura
se si eccettua quella volta, con tanta verdura,
t'avrebbe fatto bene, ma era fuori misura.

Se sei onesta ammetterai del resto,
che quando m'hai frustato l'hai fatto di gusto.

Guardami ora: un uomo distrutto dal dolore
sapendo che tra poco farai l'amore
in modo sicuramente banale e scontato
con quel ragioniere, tuo nuovo fidanzato.

Posso almeno restare a guardarvi, magari legato?

1 commento:

Anonimo ha detto...

malaccio non è, forse triste ma subdola e pervasa al giusto!
i miei complimenti!
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