lunedì 17 marzo 2008

Fuori onda: ancora uno sketch anfetaminico del comico prima del bando televisivo


[il comico viene annunciato, ma non entra in scena nonostante l'applauso prolungato, che lentamente si smorza. Passano alcuni secondi, in un silenzio imbarazzato. A questo punto il comico appare barcollante e curvo su se stresso; l'applauso timidamente riprende, ma lui lo zittisce con gesti scomposti]

Cosa avete da applaudire? Non c'è niente da applaudire. Vi sembro un tipo da applaudire, io? Ecco, quello è un tipo da applaudire. Sì, proprio quel signore in prima fila. Sì, lei, proprio lei, che ha accanto la controfigura di Francis il mulo parlante. E' sua moglie? Merita un doppio applauso, allora. Il primo per la cravatta. Ah, non è la cravatta? Si è vomitato sulla camicia. Va bè, ho sbagliato. Comunque il secondo applauso lo merita per il coraggio. Un uomo che ha sposato un contraccettivo naturale. Siete cattolici, immagino, e presumo la sua signora faccia Ogino-Knaus di cognome. Basta guardarla e passa la voglia. Ah, fate l'amore al buio? Vi ci vedo. Cioè, se siete al buio non vi vedo, ma immagino la scena. Nell'oscurità, cominciano i preliminari quando squilla il telefono. Chi è? E' LUI, il suo povero uccello, che gli ha preso in ostaggio i coglioni e per restituirli vuole cinquantamila euro in banconote di piccolo taglio non segnate, quaranta confezioni di viagra, una vagina di gomma e dieci scatole di profilattici alla fragola. Non ceda al ricatto, mi dia retta. In fondo, di che cosa se ne fa dei coglioni? E senza pipo un uomo che cos'è? Io sono un tipo all'antica, nonostante le apparenze, e a queste cose ci tengo. Sarà perché sono un uomo che si è fatto da solo, fin da ragazzo. Anche tre-quattro volte in giorno, di solito in bagno. Finché una volta mia madre mi ha scoperto in flagranza di reato. Non la prese bene: era una persona severa, austera, che il mestiere di collaudatrice di preservativi aveva reso ancor più rigorosa nelle sua convinzioni morali: "Come sarebbe - sbottò - io mi ammazzo di fatica e tu lo fai gratis? Vergogna!" Fu un trauma. Da allora per anni mi sono masturbato solo se qualcuno era disposto a pagarmi in cambio. Non succedeva mai. Finché non ho scoperto la banca dello sperma. La prima volta entro per curiosare e un'infermiera vestita come Jessica Rabbit mi squadra e poi mi chiede a bruciapelo: "E' qui per una donazione?" No, dico, da quando si va in banca a fare donazioni? Casomai vorrei un prestito: me ne dia un paio di litri. Oppure faccio un deposito. Ma poi lo rivoglio indietro con gli interessi. Ma quella insisteva: "No, guardi, si chiama donazione ma poi ce lo teniamo noi, però le paghiamo un tot, un rimborso spese per il disturbo". [guarda il pubblico a lungo, in silenzio, con un sorriso inebetito]. Disturbo? DISTURBO? Lo chiama disturbo! Ma quale disturbo! Sapete come si dice dalle mie parti? Nessun disturbo se mi masturbo. Dico, se fosse un disturbo ti pare che mi trovavo qua, assieme col mio piccolo Fonzie inguainato in purissima pelle? Andiamo, piccola, vuoi vedere che anche tu hai bisogno di una trasfusione di sperma? No, no, fa lei, si accomodi pure in quella stanza. E premurosa mi chiuse la porta alle spalle. E' andata avanti per un po': io entravo in una stanzetta piccina piccina, che di bello aveva un tavolino pieno di riviste pornografiche, che però non si potevano portare a casa perché sennò, dicevano, si rischiava dello spreco. Per ogni provetta mi davano un bigliettone. Ho dovuto smettere perché stavo diventando cieco. No, sul serio, è tutto vero quello che ti raccontano in confessionale. A masturbarsi troppo ti cresce la gobba, diventi nano, ti viene l'aereofagia, poi i foruncoli, l'alitosi, poi ti cadono tutti i peli del corpo e proprio sul più bello, quando sei praticamente identico a Vittorio Sgarbi, cominci a lasciare diottrie per strada. E allora non trovi più la porta per uscire della stanzina nella banca dello sperma, e per ingannare il tempo continui a fare donazioni su donazioni, finché non riesci più neanche a mettere a fuoco le immagini delle riviste porno, devi rintracciarti il Fonzarello a tentoni, e quando lo trovi non ti ricordi più che a che serve. Mi è successo anche ieri. Ho preso il viagra, poi mi sono scordato il perché. Che tristezza. E poi dicono che anche la fortuna è cieca. Si sarà fatta troppe seghe anche lei. Ora mi avete stufato. Me ne vado. Arrivederci, arrivederci. Forse addio.

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