Irritato per la lunga attesa allo sportello dell’ufficio postale,
H. W. decise di diventare maleducato. Iniziò a sgomitare nella torpida fila,
ingiuriò chiunque manifestasse disappunto, venne quasi alle mani con un
elettrotecnico, strattonò un canuto signore che cercava di conciliare
l’alterco, derise un ragazzino di molli fattezze, calpestò tutti i piedi alla
sua portata, infine maltrattò l’impiegata ammutolita. Spedita la raccomandata,
perseguì l’arte della villania per il resto della settimana, poi le settimane si
fecero mesi, quelli anni, e il resto venne da sé. Trascorse quanto restava della
sua esistenza atteggiandosi da zotico in ogni interazione con altri essere
umani per l’accesso a servizi amministrativi, biglietterie, mezzi di trasporto,
eventi, cerimonie. Non si avvantaggiò neanche di un minuto, anzi. I battibecchi, specie
quando degeneravano in scontro fisico, consumarono molto tempo ed energie fisiche e spirituali. Suscitò antipatie, si fece nemici rancorosi,
subì denunce, pagò contravvenzioni – e ognuna di queste vicissitudini moltiplicò
le occasioni di scontro, facendo scivolare H. W. sempre più velocemente lungo il piano inclinato della sgarbataggine. Del resto qualsiasi
progetto di vita impone coerenza, dedizione e disponibilità al sacrificio, e la
maleducazione non fa eccezione. Resta agli atti la sua conversione in punto di morte, certificata da un’addetta alle pulizie che raccolse e
ignorò le sue ultime parole: “Mi scusi infermiera, una cortesia, potrebbe gentilmente
chiedere al dottore di aumentare il dosaggio della morfina. La ringrazio tanto, sa?”