L’agnello sacrificale
si
trovò sopra un altare
punzecchiato
col pugnale
da
mano sacerdotale
e
iniziando un po’ a sudare
belò:
ch’ho fatto di male?
Tu
bramasti agnelle altrui
molestasti
capre e buoi
adorasti
il dio sbagliato
un
vitello pur dorato
hai
rubato erba e fieno
e
cacato senza freno
su
qualsiasi terreno
nonché
in barba a ogni divieto
hai
pisciato su un tappeto
masticasti
bruchi inermi
e
miriadi di vermi
pur
se agnello hai fornicato
come
pecora sul prato
manco
eri fidanzato
hai
mentito, spergiurato
pur
di esser benvoluto
da
chi hai sempre disprezzato
ai
tuoi pari, il tuo gregge
anziché
parole sagge
riservasti
le scoregge.
Questo
disse la coscienza
dell’agnello
e fu sentenza
che
accettò come s’accetta
secco
il colpo dell’accetta
fu
l’estremo suo soccorso
s’azzerò
ogni rimorso
e
beato fu l’istante
in
cui non sentì più niente.
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